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This title is printed to order. This book may have been self-published. If so, we cannot guarantee the quality of the content. In the main most books will have gone through the editing process however some may not. We therefore suggest that you be aware of this before ordering this book. If in doubt check either the author or publisher’s details as we are unable to accept any returns unless they are faulty. Please contact us if you have any questions.
Emilio De Marchi (1851 - 1901) per me e in primo luogo un ricordo: un nome su un cartello. Era la strada dove abitavo nella mia prima infanzia. Un giorno mi venne in mente di chiedere chi fosse quel signore, mi incuriosiva sapere la ragione di quella dedica. E’ uno scrittore, milanese . Una risposta che mi fece doppiamente piacere, non solo per la simpatia che coltivavo gia allora, alunno elementare, nei confronti degli inventori di storie, ma anche per il senso d'appartenenza: De Marchi era un personaggio locale, che magari aveva camminato per le stesse strade di Milano dove ogni tanto si andava a fare le passeggiate con i nonni.
…Chi pero ha la fortuna di arrivare direttamente all'opera di De Marchi non resta deluso: davanti a se non trova certo un modesto anello di congiunzione tra generi e correnti, e neanche uno scrittore solipsista che rimesta in pentola i suoi bigi ragionamenti di cose andate, bensi un autore completo che sa guardare al mondo che lo circonda con l'attenzione di un cronista indagatore di caratteri e interiorita umane… De Marchi si occupa di impiegati frustrati e irosi avvocati, nobili di scarso calibro e pochi averi, ecclesiastici di terz'ordine e vedove afflitte dalla precarieta economica e sentimentale, vecchi militari arrugginiti e piccoli imprenditori in bilico sulla corda… Del resto in quegli anni si era fatta l'Italia e, come osservava Massimo D'Azeglio, occorreva fare gli italiani. De Marchi, letterato e patriota senza sfoggio, scrivendo dei suoi piccoli uomini alle prese con le grandi prove della vita sembra rispondergli con un sorriso a fior di labbra: obbedisco!
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Emilio De Marchi (1851 - 1901) per me e in primo luogo un ricordo: un nome su un cartello. Era la strada dove abitavo nella mia prima infanzia. Un giorno mi venne in mente di chiedere chi fosse quel signore, mi incuriosiva sapere la ragione di quella dedica. E’ uno scrittore, milanese . Una risposta che mi fece doppiamente piacere, non solo per la simpatia che coltivavo gia allora, alunno elementare, nei confronti degli inventori di storie, ma anche per il senso d'appartenenza: De Marchi era un personaggio locale, che magari aveva camminato per le stesse strade di Milano dove ogni tanto si andava a fare le passeggiate con i nonni.
…Chi pero ha la fortuna di arrivare direttamente all'opera di De Marchi non resta deluso: davanti a se non trova certo un modesto anello di congiunzione tra generi e correnti, e neanche uno scrittore solipsista che rimesta in pentola i suoi bigi ragionamenti di cose andate, bensi un autore completo che sa guardare al mondo che lo circonda con l'attenzione di un cronista indagatore di caratteri e interiorita umane… De Marchi si occupa di impiegati frustrati e irosi avvocati, nobili di scarso calibro e pochi averi, ecclesiastici di terz'ordine e vedove afflitte dalla precarieta economica e sentimentale, vecchi militari arrugginiti e piccoli imprenditori in bilico sulla corda… Del resto in quegli anni si era fatta l'Italia e, come osservava Massimo D'Azeglio, occorreva fare gli italiani. De Marchi, letterato e patriota senza sfoggio, scrivendo dei suoi piccoli uomini alle prese con le grandi prove della vita sembra rispondergli con un sorriso a fior di labbra: obbedisco!