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Un manoscritto mutilo risalente al X secolo, oggi conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana, contiene un prezioso, quanto misterioso, trattato anonimo di eta giustinianea. Sotto forma di dialogo, due personaggi, Menas e Thomas, discutono della Scienza politica e tracciano le forme organizzative e le modalita di esercizio del potere politico di una basileia ideale. Esponenti della classe dirigente del VI secolo d.C., funzionari imperiali e probabilmente membri di quella formidabile squadra di commissari incaricata da Giustiniano di redigere la gigantesca compilazione, Menas e Thomas mettono a confronto la Kallipolis di Platone con il De re publica di Cicerone. Il libro affronta un testo poco studiato dagli storici del diritto che di per se appare gia come uno straordinario condensato della cultura politica, istituzionale, filosofica e religiosa dei secoli tardoantichi. Soprattutto vuol far emergere la straordinaria attualita del pensiero ciceroniano nell'era di acciaio dell’ assolutismo imperiale. Alla corte di Giustiniano, in un momento cruciale della millenaria storia dell’ impero romano, la voce di Cicerone tornava a risuonare nelle stanze del potere grazie agli esponenti piu acuti e visionari di quel ceto di burocrati-intellettuali di Costantinopoli. Costoro leggevano, studiavano e interpretavano i classici del pensiero politico, da Platone ad Aristotele, a Cicerone, per dare soluzione ai piupressanti problemi politici e costituzionali’ del loro tempo. Di Cicerone, del grande insuperato trattatista romano, recuperavano cosi l’ idea di costituzione mista e, reinterpretandola, ancoravano abilmente l’ ideologia ottimate repubblicana del migliore’ al sincretismo ideologico neoplatonico e cristiano: un princeps (o basileus), legittimato da Dio e dal popolo, coadiuvato da un gabinetto’ di aristocratici, avrebbe assicurato un governo temperato nel segno della concordia ordinum e della sinfonia celeste’.
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Un manoscritto mutilo risalente al X secolo, oggi conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana, contiene un prezioso, quanto misterioso, trattato anonimo di eta giustinianea. Sotto forma di dialogo, due personaggi, Menas e Thomas, discutono della Scienza politica e tracciano le forme organizzative e le modalita di esercizio del potere politico di una basileia ideale. Esponenti della classe dirigente del VI secolo d.C., funzionari imperiali e probabilmente membri di quella formidabile squadra di commissari incaricata da Giustiniano di redigere la gigantesca compilazione, Menas e Thomas mettono a confronto la Kallipolis di Platone con il De re publica di Cicerone. Il libro affronta un testo poco studiato dagli storici del diritto che di per se appare gia come uno straordinario condensato della cultura politica, istituzionale, filosofica e religiosa dei secoli tardoantichi. Soprattutto vuol far emergere la straordinaria attualita del pensiero ciceroniano nell'era di acciaio dell’ assolutismo imperiale. Alla corte di Giustiniano, in un momento cruciale della millenaria storia dell’ impero romano, la voce di Cicerone tornava a risuonare nelle stanze del potere grazie agli esponenti piu acuti e visionari di quel ceto di burocrati-intellettuali di Costantinopoli. Costoro leggevano, studiavano e interpretavano i classici del pensiero politico, da Platone ad Aristotele, a Cicerone, per dare soluzione ai piupressanti problemi politici e costituzionali’ del loro tempo. Di Cicerone, del grande insuperato trattatista romano, recuperavano cosi l’ idea di costituzione mista e, reinterpretandola, ancoravano abilmente l’ ideologia ottimate repubblicana del migliore’ al sincretismo ideologico neoplatonico e cristiano: un princeps (o basileus), legittimato da Dio e dal popolo, coadiuvato da un gabinetto’ di aristocratici, avrebbe assicurato un governo temperato nel segno della concordia ordinum e della sinfonia celeste’.