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Nella dissertazione dottorale si esamina l'interazione tra l'esercizio della potesta dei vescovi diocesani e di quella del Romano Pontefice, mettendo in relazione il can. 3811, che tratta della potesta del vescovo diocesano nella propria diocesi, con i cann. 331 e 333 1-2, che riguardano la potesta del Romano Pontefice, tenendo conto pure del can. 334 in cui si afferma la necessita dei vescovi diocesani all'esercizio del ministero petrino. Partendo dal can. 3811 e dal can. 3331, si vuole spiegare come si possono concepire due ordinari per gli stessi sudditi, e come la potesta episcopale ordinaria del papa sulla portio populi Dei, che forma una Chiesa particolare, afferma, rafforza e rivendica la potesta propria del vescovo diocesano, pur avendo il diritto di riservare a se o ad altra autorita delle cause che sarebbero di competenza del vescovo diocesano. Inoltre, si cerca di vedere come i vescovi diocesani, proprio per la loro capitalita in una Chiesa particolare, sono i vescovi piu adatti sia per il governo della Chiesa universale, nel Concilio ecumenico o sparsi per il mondo, sia per aiutare il Papa nel suo ministero primaziale. Si risponde alla domanda su se e come la potesta e la posizione dei vescovi diocesani nel loro rapporto con il Romano Pontefice siano la base per una proposta di attuazione della richiesta di Giovanni Paolo II di cercare nuove forme di esercizio del ministero petrino espressa nell'enciclica Ut unum sint.
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Nella dissertazione dottorale si esamina l'interazione tra l'esercizio della potesta dei vescovi diocesani e di quella del Romano Pontefice, mettendo in relazione il can. 3811, che tratta della potesta del vescovo diocesano nella propria diocesi, con i cann. 331 e 333 1-2, che riguardano la potesta del Romano Pontefice, tenendo conto pure del can. 334 in cui si afferma la necessita dei vescovi diocesani all'esercizio del ministero petrino. Partendo dal can. 3811 e dal can. 3331, si vuole spiegare come si possono concepire due ordinari per gli stessi sudditi, e come la potesta episcopale ordinaria del papa sulla portio populi Dei, che forma una Chiesa particolare, afferma, rafforza e rivendica la potesta propria del vescovo diocesano, pur avendo il diritto di riservare a se o ad altra autorita delle cause che sarebbero di competenza del vescovo diocesano. Inoltre, si cerca di vedere come i vescovi diocesani, proprio per la loro capitalita in una Chiesa particolare, sono i vescovi piu adatti sia per il governo della Chiesa universale, nel Concilio ecumenico o sparsi per il mondo, sia per aiutare il Papa nel suo ministero primaziale. Si risponde alla domanda su se e come la potesta e la posizione dei vescovi diocesani nel loro rapporto con il Romano Pontefice siano la base per una proposta di attuazione della richiesta di Giovanni Paolo II di cercare nuove forme di esercizio del ministero petrino espressa nell'enciclica Ut unum sint.